Anche se spesso viene chiamata “melata di bosco”, la melata di metcalfa (da Metcalfa pruinosa, flatide appartenente all’ordine dei rincoti, sottordine degli omotteri), prende nome non da una pianta, ma da un insetto, originario dell’America Settentrionale e Centrale, e introdotto accidentalmente in Italia, dove fu avvistato per la prima volta nel 1979 in Veneto, in provincia di Treviso.
Di qui ha colonizzato tutto il territorio nazionale e le isole e anche paesi confinanti (Francia, Svizzera, Croazia, Slovenia) parassitando numerosissime piante appartenenti a circa 50 famiglie botaniche. E’ un insetto che si nutre di linfa vegetale, assorbendo la parte proteica ed espellendo quella zuccherina, che viene raccolta dalle api. La melata prodotta dalla metcalfa, colando sulle foglie, può però costituire un substrato per lo sviluppo di fumaggini (specie fungine) che preoccupano il settore agricolo (la metcalfa attacca infatti vite agrumi, pomacee e drupacee, oltre che siepi ornamentali). Il lancio dell’insetto antagonista Neodrynus Thyphlocybae si è mostrato un fattore abbastanza efficace di contenimento.
Per gli apicoltori, dopo i primi anni di raccolti molto ricchi, si è andata manifestando una maggiore incostanza, dovuta in particolare a una serie di annate secche.
La metcalfa, così come è soprattutto produttiva di melata nelle zone umide lungo i fossi, nei margini boschivi e nelle siepi interpoderiali, così si avvantaggia dell’umidità stagionale, temendo però la pioggia battente che la dilava nei vari stadi di sviluppo.
La produzione della melata si ha da fine luglio fino ai primi di settembre.
Esiste anche la “melata d’abete”, sia che si tratti di abete bianco che di abete rosso. Ma esistono delle differenze rimarcabili tra i due tipi di melata. A volte, quando in un territorio sono presenti entrambi i tipi di abete, è possibile avere un miele che miscela le caratteristiche del bianco e del rosso.
Proprietà
Ricostituente per la memoria, utile per pelle arrosate e rinforzo dei capillari. Una caratteristica è la presenza di oligosaccaridi (zuccheri complessi) in quantità maggiori rispetto agli altri mieli.
Numerosi studi indicano che l’attività antiossidante del miele di melata grezzo è dovuta a più componenti che lavorano in sinergia: flavonoidi, acidi fenolici, vitamine ed enzimi (invertasi e diastasi) che superano abbondantemente quella presente nei mieli di nettare.
Le sue proprietà rimineralizzanti sono dovute ai valori medi dei minerali che contiene, sono più alti rispetto a tutti gli altri mieli:
Sali minerali
- Potassio (K)
- Calcio (Ca)
- Magnesio (Mg)
- Manganese (Mn)
- Sodio (Na)
Oligoelementi importanti per il metabolismo enzimatico
- Ferro (Fe)
- Rame (Cu)
Grazie a queste sue proprietà si è conquistato le preferenze di coloro che praticano attività fisica intensiva, essendo considerato il “miele dello sportivo”.
Consistenza
Resta liquido a lungo, ma può cristallizzare assumendo aspetto in genere molto viscoso, filante.
Colore
Il miele di melata è caratterizzato da un colore molto scuro, quasi nero quando è liquida, assume un colore marrone se cristallizza.
Profumo
Vegetale, di verdura cotta, di marmellata di pomodori verdi.
Sapore
Decisamente meno dolce e stucchevole dei mieli di nettare, a volte leggermente salato, di malto, di verdura cotta, di prugne secche altre volte tendente all’acidulo.